
Elogio dell’e-learning al tempo della grande pandemia, l’esempio della Pegaso
Una contingenza storica che ha rivelato quale necessariamente debba essere la strada presente verso un futuro prossimo, anzi imminente perché infrastrutture moderne rispondano proattivamente a qualsiasi esigenza e rendano possibile il futuristico in condizioni di emergenza: è questo il tempo della formazione a distanza – per necessità del momento, e per volontà quando verrà deciso di decretare la fase ‘tre’ –; è questo il tempo di un modello educativo che risponda ai nostri bisogni e alla nostra organizzazione, di noi cittadini in sinergia con una società globale, anzi universale.
All’interno dei margini di una siffatta cornice, è tempo che i protagonisti di tale rivoluzione pedagogica e sociale siano chiamati a descrivere come il mondo stia cambiando ponendosi dinanzi a nuovi orizzonti e rispondendo energicamente ad una grande pandemia.
Pertanto non pare assolutamente una casualità che nell’ultimo numero di maggio della Harvard Business Review Italia a raccontare questo mondo in transizione vi sia il Presidente dell’Università Pegaso, ateneo che ha continuato nella propria missione di formazione anche durante la tempesta perfetta, soprattutto quando la necessità di distanziamento sociale ha posto i modelli classici d’istruzione dinanzi alla precarietà delle infrastrutture digitali limitando in questa maniera la fruizione del sapere e, conseguenzialmente, arrestando un intero processo di valore che confluisce nel mercato del lavoro.
“Se l’Italia oggi ha potuto sperimentare su larga scala i vantaggi dello studio a distanza, c’è da dire che si concretizza qualcosa che prima non esisteva e che non era immaginabile potesse esistere. C’è la possibilità, dunque, di accedere al web e studiare in piena libertà, con la grande innovazione della portabilità del sapere e della formazione lungo le strade della civiltà wireless”. È l’attacco letterario di La rivoluzione dell’e-learning, attraverso il quale questo protagonista del nostro tempo argomenta a proposito di questa innovativa didattica sull’eminente rivista scientifica.
Rimandando al testo della pubblicazione, discorrendo nel paragrafo Università, territorio, lavoro, il Presidente Iervolino sottolinea l’importanza della democratizzazione del sapere, che diventa fruibile nella più totale autonomia dei discenti.
Tuttavia, con un indirizzo plurale del sapere, Iervolino riflette sul modello illuminista della formazione scarsamente applicabile in una società che si è evoluta: pertanto, si può parlare di “una cultura di matrice olistica” per una platea diversificata .
Dunque, rimanendo alle considerazioni del Presidente dell’Università Telematica Pegaso ed elevando le stesse oltre questa drammatica cornice storica, nella quale è sotto gli occhi di tutti la forza risolutiva delle accademie telematiche che contribuisce al futuro dell’economia che verrà, riflettiamo su come le università debbano rispondere “alla personalizzazione dello studio, all’interdipendenza, allo studio olistico, alla velocità dei corsi, alla padronanza e alla dimestichezza di studiare con strumenti di innovazione tecnologica largamente diffusi, alla proattività, allo stimolo, alla competizione, alla propensione ai linguaggi ibridi e contaminati dal web”.
Danilo Iervolino descrive come “scaffolding” il ponteggio tra possibilità esperienziale e presenza di strumenti necessari all’iterazione. Dunque, dalla prospettiva di un ateneo che deve rispondere ai bisogni di questo futuro – catapultato repentinamente in questo presente – non potrebbe esserci un modello pedagogico valido senza infrastrutture tecnologiche ed organizzative all’altezza.
Ecco il merito di un’università come la Pegaso. Ecco l’elogio necessario dell’università telematica.