
Fuga di cervelli: la pandemia ha frenato il fenomeno?
C’è una correlazione evidente tra il fenomeno della fuga di cervelli e la pandemia. Lo rivela il recente studio del Centro Studi e Ricerche Idios. Quest’anno si è registrato, per la prima volta in vent’anni, una diminuzione del flusso di persone cancellate dagli anagrafi comunali per espatrio all’estero (-8,0). Ma solo col tempo si avrà la conferma che questo dato è stato realmente influenzato dalla pandemia.
Lo studio
I dati sono stati estrapolati da quelli normalmente raccolti dall’Istat insieme all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire). Negli anni, il numero della fuga di cervelli ha raggiunto cifre notevoli: nel 2015 si sono superate le 100mila unità, per arrivare a 112,218mila del 2020. Se questi numeri non dovessero sorprendere, basti pensare che l’incidenza sul totale della popolazione Italian è di 2,1%. Nel 2021 i cancellati sono stati 122.020mila, registrando quindi il calo di -8.0.
L’incidenza della pandemia
Nonostante ci sia bisogno di un ulteriore conferma per capire se l’espatrio degli italiani è stato in parte arrestato dalla pandemia, certo è che non sia bastata per fermare del tutto i flussi migratori. Neanche i ritorni sono aumentati in maniera significativa. Nel 2020, nel pieno dell’emergenza, si sono registrati solo 43mila ritorni circa.
La fuga di cervelli è da sempre al centro degli interessi della Crui, che aveva già evidenziato i disagi vissuti dai giovani laureati che, a dispetto del resto d’Europa, non hanno possibilità d’impiego di molto maggiori rispetto ai non laureati.