
Lo dicono i docenti: la didattica a distanza ha salvato l’Università!
Come riporta la Repubblica, l’Università di Torino ha condotto una ricerca su quattromila professori e ricercatori e 8 su 10 hanno dichiarato che la didattica a distanza ha salvato l’università (“Programma rispettato e studenti aumentati”). Inoltre, il 54% sostiene che la DaD è assolutamente da portare avanti, integrandola con lezioni in presenza “più innovative”.
La ricerca dal nome Universi-DaD è stata condotta da Francesco Ramella e Michele Rostan – Centro Luigio Bobbio dell’Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Culture, Politica e Società – ed è la prima indagine su quanto è avvenuto nell’ultimo periodo nelle nostre università con riferimento, appunto, alla didattica a distanza.
Dal sondaggio è emerso che:
- i ritardi nell’avvio delle lezioni sono stati contenuti (il 74% degli insegnanti è partito entro il 13 marzo, cinque giorni dopo il decreto di chiusura);
- le ore di lezione non si sono discostate da quelle previste (nei dottorati la sovrapposizione è quasi al 100%);
- la grande maggioranza dei docenti è riuscita a svolgere tutto il programma di insegnamento, una buona maggioranza ha adattato le proprie strategie didattiche alla trasmissione a distanza (mostrando, questo 67%, capacità di adattamento);
- le lezioni sono state tenute prevalentemente in diretta streaming e solo il 7% dei docenti si è limitato a offrire dispense, il minimo sindacale;
- il numero di studenti che ha frequentato non è diminuito, in alcuni casi è addirittura aumentato (22% contro il 20 dei professori che ritiene siano diminuiti);
- gli esami si sono svolti regolarmente.
Insomma, nonostante le lezioni siano risultate sicuramente meno coinvolgenti, e nonostante lo stress aggiuntivo per i docenti, dovuto alle tante riunioni organizzative, la maggior parte dei partecipanti al sondaggio si sono detti arricchiti da questa esperienza perché hanno imparato nuove possiblità di insegnamento e conosciuto piattaforme fin a quel momento poco frequentate.
Perciò si spinge per la didattica mista, anche se le opinioni nel mondo accademico sono molto contrastanti tra di loro.
Una cosa è sicura: per la prima volta da molti anni, come sostengono gli autori della ricerca, la trasmissione digitale della conoscenza “ha costretto i docenti e le università italiane a porsi espliciti interrogativi sulla didattica. Abbiamo capito che non basta la tecnologia, occorre un vero e proprio Piano nazionale per il digitale”.
Il futuro è sempre più alle porte.