
Lo student housing: un investimento necessario
Ogni Rettore d’Ateneo dovrebbe far sempre più attenzione alla questione della “qualità” della sistemazione degli studenti fuori sede non pendolari, che poco prima del periodo della pandemia erano ben 660.000, su una popolazione universitaria globale, in Italia, di circa 1,6 milioni di studenti. Si colloca in questo contesto il fenomeno dello student housing.
La scelta universitaria che compie un ragazzo di diciotto-diciannove anni, poco prima del diploma, o magari a luglio (qualcuno anche ben prima) non è quasi mai “semplicemente” una scelta di facoltà. L’offerta formativa di tutti gli atenei italiani si è andata arricchendo e completando, nel corso degli anni. Dunque un singolo percorso di studi lo si può trovare in tanti istituti diversi. I ragazzi oggi valutano anche l’ambiente urbano, culturale, umano di una sede universitaria (gli stimoli che offre la vita di una città, la sua storia, il suo multiculturalismo, solo per citare alcune dimensioni). E di certo un altro elemento determinante per l’opzione finale è l’housing. Dove abiterò? Sarò vicino ai luoghi di lezione? Sarò in centro città? Ecco alcuni interrogativi di quella fetta enorme di popolazione universitaria di cui sopra. Le Direzioni d’Ateneo non possono non avvertire la responsabilità di fornire risposte a queste domande.
Il PNRR: un’occasione pe rinvestire nello student housing
Lo student housing è appunto una “voce imprenditoriale” ma anche, chiaramente, “politica”, che riguarda l’impegno ad assicurare agli studenti universitari un alloggio dotato dei migliori requisiti possibili per la residenza prolungata di un iscritto ad un corso di laurea. Dunque l’ateneo che vuole investire in student housing dovrà mettere, al centro dei suo eventuali nuovi progetti architettonici, quella che è la qualità della vita dello studente. Sono molteplici, oggi, le “sostenibilità” di cui gli assegnatari di fondi del PNRR devono farsi carico, nello sforzo di riqualificazione urbana dei centri cittadini. Tra queste, oltre all’ecosostenibilità, si parla, già da tanto, di “sostenibilità umana”. E’ nell’ambito di quest’ultimo discorso che si pone la cura degli spazi che dovranno occupare gli studenti: la bellezza architettonica e la confortevolezza dovranno essere accompagnate, in questo caso, dalla “funzionalità” alla vita degli iscritti ai corsi di laurea.
Un “villaggio” per crescere
Molti provider di student housing, attualmente, ritengono che il modo migliore per favorire la crescita degli studenti sia “costruire” attorno ad essi un “villaggio”, una comunità “globale” che li “accompagni” durante tutto il corso di studi. Gli studenti, secondo questa filosofia, diciamo così, devono poter essere “materialmente” prossimi tra di loro, ma anche vicini ai professori e ai punti di “connessione” con le imprese. Il concetto è che la vita universitaria non è solo una vita di studio, ma una vita di relazione, sin dal principio. Le residenze universitarie sono pensate come un “prolungamento” dell’università stessa, e come realtà connesse alla città e alla sua vita economica e culturale. Auspichiamo davvero che gli atenei riservino sempre più attenzioni allo student housing.