
Crisi università: -3% di immatricolati
Tempo di crisi per le università, almeno secondo i dati provvisori pubblicati dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Poco più di un anno fa, gli effetti della pandemia sembravano mitigati. Ma gli ultimi dati ci dicono molto su come la nuova generazione di studenti sia incerta sul proprio futuro formativo.
La crisi in dati
Tra immatricolazioni incrementate al sud e un numero considerevole di iscritti stranieri, l’anno scorso si registrava un +3,2% di immatricolati. Oggi, invece, arriviamo a un rovinoso -3%. Perchè tutto questo? Non per mancanza di appeal per le università, ma più che altro esigenze che cambiano.
Non si può non imputare questa inversione di marcia di immatricolati alla situazione che stiamo vivendo. L’ultimo anno ha provato tutti, compresi i giovani sempre più incerti sul proprio avvenire. Se nella totalità dei dati, comunque, si registra questa diminuzione di immatricolati, ci sono percorsi di laurea che stanno ricevendo un rinnovato interesse.
STEM, informatica e professioni sanitarie
Sono questi, in primis, i percorsi su cui stanno migrando gli studenti universitari. Come si può immaginare, il settore medico-farmaceutico ha registrato un picco considerevole di nuove iscrizioni, insieme ai percorso in informatica e a quelli in architettura e ingegneria civile. Spazio anche alle discipline scientifiche STEM che sono considerate proficue per il futuro lavorativo.
Ovviamente, l’incremento di alcuni percorsi segna inevitabilmente il declino di altri. È il caso delle lauree umanistiche, in particolar modo i corsi di lingue, di scienze della formazione, comunicazione, sociologia, arte e design.