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Le Università di Verona, di Trento e di Bolzano contro lo sfruttamento agricolo e il caporalato

L’Università di Verona è Ente capofila del progetto FARm – contro il caporalato e lo sfruttamento agricolo – a cui partecipano, come atenei, l’Università degli Studi di Trento, la Libera Università di Bolzano e l’Università degli Studi di Milano. Le provincie del Veneto, del Trentino e della Lombardia sono presenti, inoltre, con enti politici e sindacali. Lo slogan della campagna di sensibilizzazione è “Sei vittima di sfruttamento lavorativo? Io R-Esisto”.

La campagna di sensibilizzazione del progetto FARm, che attraversa, “geograficamente”, tutto il nord Italia, da ovest ad est, è iniziata il 1giugno 2022. Parlare oggi di “campagna di sensibilizzazione” può sembrare la ripetizione di qualcosa di detto e ri-detto; soprattutto può venire in mente che ciò che si propone sia già conosciuto, e “di conseguenza” che alle parole non seguano mai i fatti. Se una cosa è nota e arcinota, e tale cosa è rimasta un problema, vuol dire che è “inutile” parlarne. Invece è proprio l’opposto: è dal di fuori che certe cose paiono “ripetute” e conosciute. Chi è dentro certi drammatici problemi, come la schiavitù del caporalato, spesso non è a conoscenza dei propri diritti, molte volte anche per un “semplice” problema linguistico. Per non parlare delle questioni giuridiche. Io arrivo in un paese che non è il mio…: perché dovrei sapere a menadito ciò a cui ho diritto e ciò che posso o non posso fare? Ed ecco che la “sensibilizzazione” non è più “banale”: essa è l’atto di creare “nuovi sensi” nel “patrimonio” culturale e, diremmo “percettivo-giuridico” di chi arriva in Italia ed ha bisogno di armi “legali” di difesa. 

Le linee del progetto contro il caporalato

Il progetto FARm, finanziato dall’Unione Europea, attraverso il Fondo Asilo migrazione e integrazione, si propone di agire, con la competenza dei docenti universitari degli atenei citati e delle associazioni sindacali di categoria, dal lato delle vittime o di persone a rischio di sfruttamento lavorativo, in particolare cittadini stranieri di nazionalità extracomunitaria. Molto realisticamente, dunque, il progetto si rivolge alle categorie di persone più a rischio, soprattutto a causa della diffusa non-conoscenza tanto dei percorsi regolari di incontro tra domanda e offerta di lavoro, quanto, una volta inseriti in una “filiera” lavorativa, delle norme del diritto italiano che tutelino la manodopera. 

Una “formazione” completa, prima di arrivare agli scontri legali


Il progetto FARm interviene sulla formazione e riqualificazione dei cittadini stranieri che sono interessati a lavorare nel settore agricolo. Il focus è fornire conoscenze professionali e giuridiche riguardanti il mondo in cui stanno per entrare come manodopera di settore. Ci saranno dei corsi formativi che avranno per oggetto l’accompagnamento alla formazione linguistica, le tematiche della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, i diritti e i doveri del lavoratore, ma anche le informazioni sui canali regolari di incontro domanda-offerta di lavoro, con focus sull’agricoltura. Dalla “ricerca di lavoro” al lavoro stesso. Dove c’è lavoro c’è diritto. Di più: già dove c’è “ricerca di lavoro” c’è diritto. Questo è il concetto principale dello sforzo dei docenti universitari e dei sindacalisti. Questo è il progetto FARm.

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