
Processi: Atenei in sinergia per ridurne i tempi
Il progetto Next Generation Upp, attuo a ridurre i tempi dei processi giudiziari, rientra nell’ambito del progetto finanziato dal Ministero della Giustizia e vede il lavoro comune di più università del nord-ovest. Gli atenei si sono guadagnati il contributo del Ministero, tramite finanziamenti PON, grazie al progetto “Nuovi schemi collaboratori tra Università e Uffici Giudiziari”.
Snellire i processi, le Università in gioco
Il progetto, classificato al primo posto in graduatoria, vede un gruppo di Atenei pubblici composto dall’Università di Bergamo, l’Università di Brescia, l’Università del Piemonte Orientale, Milano Statale, Bicocca, Insubria, Pavia, l’Istituto superiore Pavia e i Politecnici di Milano e Torino. Il gruppo è stato coordinato dall’Università di Torino, il cui progetto ha ricevuto un investimento di 52milioni di euro.
La sfida, importante, consentirà al mondo accademico di confrontarsi e di proporre soluzioni al problema della durata di processi civili e penali e dell’azzeramento dell’arretrato. Il progetto è altresì in linea con gli impegni assunti del PNRR nei confronti dell’Unione Europea.
Nel dettaglio
Le Università coinvolte nel progetto avranno modo di fare una ricognizione dello stato di attuazione degli UPP presso gli Uffici Giudiziari, di verificare le criticità che ostacolano un ottimale utilizzo delle risorse e accompagnare gli Uffici Giudiziari nel processo di riorganizzazione dei propri processi interni, sfruttando al meglio le opportunità offerte dalla digitalizzazione, dall’istituzione di banche dati, dalle tecniche di controllo di gestione applicate all’amministrazione della giustizia e – auspicabilmente – per un ripensamento profondo dell’organizzazione dell’attività giurisdizionale.
L’Università degli Studi di Brescia si concentrerà sugli Uffici giudiziari di Brescia e di Mantova, mentre l’Università di Bergamo opererà con riferimento agli uffici giudiziari di Bergamo e di Cremona. I due Atenei opereranno in forte sinergia, cooperando con gli Uffici Giudiziari e proponendo soluzioni integrate per tutto il distretto della Corte d’appello di Brescia.
Gli schemi collaborativi che verranno studiati e sperimentati tra Università e Uffici giudiziari costituiranno altresì una base preziosa per ripensare la formazione universitaria dei futuri operatori nell’amministrazione della giustizia e adeguarla alle nuove sfide poste dalle innovazioni tecnologiche (e antropologiche) degli ultimi decenni, valorizzando, con uno sguardo al futuro, il solido patrimonio di cultura giuridica di cui tradizionalmente gli Atenei sono custodi.
Parola agli esperti
“Questo progetto – spiega la prof.ssa Elisabetta Bani, prorettrice alla terza missione e alle relazioni con il territorio dell’Università degli studi di Bergamo e responsabile scientifica del progetto per UniBG – è un’esperienza molto importante e impegnativa per il Dipartimento di Giurisprudenza. Sia per la dimensione finanziaria, sia per la complessità della gestione, che coinvolge una molteplicità di realtà (a volte non omogenee). Ha come interlocutore, anziché il Ministero della ricerca, quello della giustizia.”
“Il progetto – aggiunge il Prof. Luca Passanante, Ordinario di diritto processuale civile nell’Università di Brescia, responsabile scientifico del progetto per l’Università degli Studi di Brescia – costituisce un’occasione importante per unire competenze di diverse discipline all’esperienza degli Uffici giudiziari. Nell’unanime sforzo di contribuire al miglioramento dell’amministrazione della giustizia. Uno dei gangli istituzionali di maggiore importanza per l’attuazione effettiva del principio di legalità e, in ultima istanza, per il corretto funzionamento della stessa democrazia”.