
Unimpresa: la fuga di cervelli costa 138mila euro a studente
Da un recente rapporto pubblicato da Unimpresa si evince come il nostro Paese spenda ancora troppo poco per l’istruzione. Meno del 15% per ogni studente rispetto alle grandi potenze economiche europee, meno anche rispetto al Pil. Ancora troppo alto il divario degli studenti universitari, la percentuale di abbandono all’università e il fenomeno dei cervelli in fuga.
Il rapporto Unimpresa nel dettaglio
Come accennato, l’Italia spende il 15% in meno rispetto alle grandi economie europee. Nello specifico, si spende circa 8.500 euro per ogni studente, contro i 10mila delle grandi economie. Mentre l’Italia spende una media di poco superiore all’8%, altri paesi (come Francia, e Germania) spendono più del 9%, e la Svezia addirittura il 14%. Per quanto riguarda la spesa rapportata al Pil, l’Italia spende il 4%. La media europea è ancora una volta superiore, del 4,7%.
Poca la spesa dunque, ma pochi anche gli studenti. La Germania registra quasi il 18% dei laureati, la Francia il 15%. L’Italia? Il 10,8%, rappresentando il fanalino di coda delle classifiche europee insieme alla Polonia (8,5%). Ancora esigua la percentuale di coloro che posseggono una laurea. Se in Italia raggiunge appena il 17%, paesi come il Regno Unito registra invece il 40% di laureati.
Abbandono degli studi
Un altro fenomeno evidenziato dal rapporto riguarda l’abbandono degli studi universitari. Si registra, in particolare, un divario tra Nord e Sud, con un tasso di abbandono rispettivamente del 9,6% e 15%. In più si legge nel rapporto che “tra le singole regioni meridionali spiccano la Calabria, Campania, Sicilia, Puglia e Sardegna dove il tasso di abbandono scolastico supera il 15%”.
Ma Uninpresa non si ferma qui e ci regala un altro, importante dato. Ogni laureato che lascia il nostro Paese, portando dunque avanti il fenomeno della fuga di cervelli, fa perdere circa 138mila euro. Cifra che si ottiene sul totale di quanto viene speso per la formazione.
Insomma, non solo spendiamo meno, ma perdiamo anche buona parte di questa spesa. Divari ancora importanti che, si spera, saranno presto colmati grazie ai fondi impiegati dal PNRR.